Una storia.

Una paura nacque nel neonato, si insinuò come un tarlo nella sua materia cerebrale e modellò le sue sinapsi in modo che non ebbe più pace: la paura della morte.

La morte divenne un pensiero fisso, angoscioso, fobia atavica e viscerale di qualcosa di tremendo e ineluttabile.

Sulla sua culla, al posto del carillon, una spada di Damocle incombeva, e il neonato non poteva fare a meno di tenerla d’occhio, notte e giorno, non aveva pace e piangeva.

Piangeva e piangeva, un pianto straziante, senza tregua, inconsolabile. I genitori, disperati, all’oscuro dal pediatra, tentarono di placarlo aggiungendo al biberon fiori di Bach, poi morfina, e infine eroina, ma tutto fu vano.

Crescendo, il neonato, non più neonato, smise di piangere.
Divenne silenzioso, non parlava se non, a volte, quando interrogato. Dentro sé ponderava incessantemente, mirava a trovare una soluzione alla morte.

A 7 anni guardava i cartoni animati ma la sua fobia non aveva smesso di attanagliarlo. Prese a pregare, pregava di divenire immortale, pregava Spiderman.
Più avanti frequentò il catechismo e allora sostituì Spiderman con Dio. Pregava Dio.

Crebbe in fretta, all’età di 16 anni era un ragazzone di 1 metro e 60cm. A scuola studiava tutte le materie che si studiano a scuola, così Dio perse l’esclusiva e le sue preghiere iniziarono ad essere rivolte, a turno, a dinosauri, faraoni, Allah, Budda, Gandhi, Zeus ed Apollo, Grande Fratello, Steve Jobs, DNA ed extraterestri.

Pregava ogni giorno così tanto e così intensamente che alla fine, qualcuno di quelli, forse preso dall’esasperazione, lo accontentò: divenne immortale.

Il miracolo avvenne il giorno del suo 33esimo compleanno, quel giorno fu così euforico che, per festeggiare, si lanciò 7 volte dal 33esimo piano del suo palazzo, annegò 3 volte nella vasca da bagno e fece bungee jumping con la corda legata attorno al collo, sempre dal suo altissimo palazzo.
Non morì affatto, neanche una volta, anzi, si sentì vitalissimo.

Tutto questo entusiasmo, tuttavia, era destinato a scemare: il dono dell’immortalità portò con sé risvolti poco graditi al neonato 33enne.

Non aveva più bisogno di mangiare, tuttavia, nonostante si ingozzasse, aveva sempre fame, una fame insaziabile e tremenda. Il suo stomaco era un buco nero in grado di risucchiare tutto eppur rimaner tremendamente sempre vuoto ed ingordo.

Non andava al bagno, né urinava né defecava, né ingrassava né dimagriva, né invecchiava né ringiovaniva, era un fermo immagine di se stesso il giorno del suo 33esimo compleanno.
Addirittura, se si radeva la barba, quella ricresceva istantaneamente alla stessa lunghezza di prima.

La cosa più tremenda tra tutte, però, era l’aver perso la capacità di addormentarsi.
Non dormiva.
Mai.
Le notti le passava a cercare di distrarsi dalla noia: PlayStation, Netflix, YouPorn, docce fredde, docce calde, lunghe passeggiate, brevi biciclettate, rigorosamente senza luci, se una macchina lo investiva aveva vinto. Era un gioco.

Un gioco è bello, però, quando dura poco, e a lungo andare la noia prevalse, qualsiasi attività prese ad annoiarlo più di quanto lo annoiasse il non far nulla. Fu così che riprese a fare quello a cui era più avvezzo. Riprese a pregare.

Pregava, pregava di riavere la sua mortalità, ma aveva smesso di essere credibile, nessuno lo ascoltò, neppure Spiderman.

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